Quando ci si separa, sul piano patrimoniale, emergono difficoltà nel mantenere un equilibrio ragionevole tra solidarietà e autoresponsabilità, mentre, sul piano affettivo e relazionale, vissuti di fallimento, perdita, solitudine, angoscia e frustrazione hanno un effetto tranchant. Il bisogno di distruggere l’altro - perché lo si ritiene responsabile di tutti i mali - deve trovare la sua concretizzazione in attacchi giuridici, economici e psicologici.
Secondo l’antropologo americano Paul Bohannan esistono sei stadi del divorzio:
- Emotivo. La parte che per tutta una serie di ragioni decreta la fine del “sogno matrimoniale” o del “progetto di coppia” è quella che riesce a “divorziare emotivamente”. L’altra, invece, quella che subisce la separazione o il divorzio tende ad innescare conflitti che coinvolgono i figli e l’ex partner.
- Legale. Ci si rivolge all’avvocato ma con aspettative e logiche accusatorie.
- Economico. La rottura del rapporto assume aspetti drammatici e porta le parti a contendersi ogni singolo centesimo, anche perché d’ora in poi ognuno dovrà provvedereseparatamente alle proprie esigenze e partecipare a quelle dei figli.
- Genitoriale. La coppia genitoriale ha difficoltà a collaborare nell’interesse dei figli.
- Sociale. La rete di relazione comune viene abbandonata. Spesso ci si allontana da parenti e amici dell’ex partner.
Psicologico. Passare dal “noi” all’io è sempre complicato. Solo questo tipo di divorzio, sia pure attraverso periodi di confusione e tormento, consentirà ai due ex coniugi di affrontare la quotidianità contando solo su se stessi.
La teoria di Bohannan dimostra chiaramente come psicologia e diritto si compenetrino.
E’ fondamentale mantenere separati i ruoli “genitoriali” da quelli “matrimoniali o di coppia”.
Ci si separa o si divorzia dall’ex compagno non dai figli.
E’ questo il messaggio che bisogna avere sempre ben chiaro.
L’avvocato familiarista deve saper mediare tra le parti in conflitto - scoraggiando liti strumentali o strumentalizzanti il minore - e indirizzarle verso soluzioni concordate.
Una separazione consensuale o un divorzio congiunto, ma anche un ricorso congiunto sulle condizioni di affidamento e mantenimento del minore, oltre a consentire un risparmio di risorse ai due ex coniugi o partners, giova soprattutto ai figli, perché impedisce che la conflittualità genitoriale abbia ricadute sul loro rendimento scolastico, sul loro comportamento o sul rapporto relazionale con uno o entrambi genitori.
I bambini, soprattutto in tenera età, non posseggono, infatti, una struttura di pensiero elaborata tanto da comprendere il conflitto e le relative esternazioni, contestualizzandole, metabolizzandole e rimanendone indenni. I traumi così prodotti possono generare paure, ansie, difficoltà relazionali e sociali in generale, fino anche a difficoltà nel rapporto affettivo e di fiducia con il singolo genitore; di conseguenza, nel bambino, viene meno quella garanzia di protezione e sicurezza che, naturalmente, invece, egli dovrebbe percepire.